venerdì 20 maggio 2011

Relazioni tra mitologia celtica e rapimenti alieni

L'episodio di "The Secret" pubblicato il 25 di aprile dal titolo "Predatori di anime" parla del delle relazioni tra il folklore dell'antica Inghilterra e i rapimenti alieni. Mi ero infatti accorto che quello che molti "presunti addotti" raccontano oggi, era molto simile a ciò che veniva narrato nelle leggende della tradizione celtica.

Nel 1815 il celebre romanziere scozzese Walter Scott fece pubblicare a sue spese un breve e misterioso trattato del XVII secolo dal titolo “The Secret Commonwealth of Elves, Fauns & Fairies”, ovvero Il regno segreto degli Elfi, dei Fauni e delle Fate.

Il libro, scritto nel 1691 e rimasto inedito fino al XIX secolo, trattava una materia molto cara a Walter Scott e ad altri studiosi dell’età romantica, quella cioè della riscoperta delle leggende legate al folklore e alle tradizioni popolari. Tuttavia a rendere celebre l’opera non fu la sua importanza storico-letteraria, né l’aver avuto un così celebre editore, bensì la strana vicenda biografica che aleggiava, e aleggia tuttora, intorno a colui che lo scrisse.

L’autore, il reverendo Robert Kirk di Aberfoyle, piccolo villaggio situato al centro della Scozia, era infatti convinto che le creature descritte nel suo trattato, elfi, fauni e soprattutto fate, non fossero affatto, come riteneva l’opinione comune, esseri immaginari e fantastici, bensì creature realmente esistenti, che convivono in forme organizzate insieme agli esseri umani sulla terra e che di tanto in tanto entrano in contatto con alcuni di loro trasportandoli nella terra delle fate, fairyland, appunto. Kirk era così convinto della sua teoria che passò molti anni della sua vita raccogliendo le testimonianze di coloro che affermavano di essere entrati in contatto con questi strani esseri.

Il risultato delle sue indagini fu appunto il Regno Segreto, opera che non solo Kirk non riuscì mai a pubblicare ma che forse, secondo alcuni, dovette procurargli non pochi problemi con le gerarchie ecclesiastiche se è vero che non appena essa fu completata e pronta per la pubblicazione, il reverendo scomparve misteriosamente senza lasciare alcuna traccia. Ma cosa conteneva quel trattato di così sconvolgente rispetto ad altri testi coevi che narravano dello stesso argomento?

Innanzitutto, come ho già detto, il fatto che l’autore stesso trattasse la materia con un atteggiamento quasi scientifico e molto poco narrativo dando molta importanza alle informazioni ottenute di prima mano e catalogando il tutto con maniacale precisione. Ma a rendere particolare questa opera sono soprattutto le storie raccolte da Kirk e le conclusioni a cui lui giunse dopo aver censito tutti i dati. Questi esseri, spiega per esempio Kirk, possiedono una natura intermedia tra l’uomo e gli angeli, hanno un aspetto etereo e hanno la capacità di apparire e svanire a loro piacimento. Intellettualmente sono estremamente intelligenti e curiosi e vivono organizzati nel sottosuolo all’interno delle cavità terrestri, cavità da cui possono entrare e uscire grazie alla natura aerea dei loro corpi.

La loro civiltà, continua il testo, era estremamente evoluta e fiorente già da molto prima che l’uomo abitasse la terra e le sue tracce sono ancora presenti sulle high mountains della Scozia. Ciò che però sembra colpire di più l’interesse del reverendo sono gli strani racconti di coloro che affermarono di essere stati ‘trasportati’ via dalle fate. Alcuni dei suoi intervistati, infatti, riferivano, di essere stati trasportati istantaneamente , durante l’incontro con le fate, in luoghi pieni di luce dove le lampade emanavano una luce perenne e senza fuoco e dove occasionalmente alcuni rapiti avevano osservato questi esseri mentre infliggevano atroci tormenti ad altri esseri umani.

Per lo più i rapiti, secondo Kirk, erano donne, alcune addirittura incinte, ma anche i bambini spesso erano vittime di queste misteriose sparizioni. Tra l’altro questi esseri pare che utilizzassero una specie di ‘bacchetta magica’ che rivolta contro un uomo poteva immobilizzarlo senza creare, specifica il testo, danni fisici permanenti. Su questo punto però il reverendo vuole essere più chiaro. Questi esseri, dice, non sembrano essere consapevoli del male che possono infliggere e tra l’altro non comunicano tra di loro se non emettendo uno strano sibilo che però si tramuta istantaneamente nella lingua locale nel momento in cui si trovano di fronte ad un essere umano.

(Per saperne di più UFOMACHINE)

3 commenti:

  1. Evidenzi interessanti correlazioni: molte tradizioni, a cominciare da quelle dei Sumeri, lasciano leggere in filigrana curiosi riferimenti a genti "altre".

    Ciao

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  2. Ciao Zret! Sì, ricordo ad una visita a Berlino di aver vistitato una mostra dove c'era un quadro che raccontava l'avventura di una ragazzina che più che con gli gnomi sembrava aver avuto a che fare con dei grigi.
    Sono convinto che "quella" sia una realtà mutaforma capace di mutuare l'aspetto dalla mente di chi osserva il fenomeno. C'è chi vede un angelo, chi un folletto, chi un demone e chi un grigio. Ho il tremendo sospetto che, se è vero quello che la gente osserva, sia un fenomeno soggettivo non oggettivo.
    Un abbraccio!

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  3. Ciao Giuseppe, tocchi un tema centrale, ossia quello della relazione e sovrapposizione tra oggettivo e soggettivo. In verità, nessuno può sapere dove cominci l'oggetto e finisca il soggetto e viceversa. Così non ha senso affermare che i rapimenti sono fenomeni solo mentali, come se la mente non fosse un mistero. La ricerca ufologica vera, abbandonate distinzioni astratte, cerca proprio di gettare un barlume su questi temi per comprendere dove sia il punto d'intersezione tra noi e loro.

    Ciao!

    Zret

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